lunedì 30 luglio 2007

Prova ristorante















ROMA - Scade il termine per candidarsi alla guida del Partito democratico e proprio nel finale arriva la sorpresa: tra i candidati c'è anche Antonio Di Pietro. A poche decine di minuti dalle 21, termine ultimo per consegnare le firme raccolte in piazza Santi Apostoli, il leader dell'Italia dei valori è entrato ufficialmente nella lista dei pretendenti alla leadership. Che sono nove, dato che Lucio Cangini non ha raggiunto il numero minimo di firme e Amerigo Rutigliano è arrivato in leggero ritardo. Ancora in dubbio, però, la posizione del ministro delle Infrastrutture, quella del leader radicale Marco Pannella. Una decisione su di loro potrebbe arrivare a breve.

Anche se fonti parlamentari avevano dato la sua candidatura quasi per certa, Antonio Di Pietro aveva annunciato: "Non mi candido". In serata, però, il portavoce dell'Italia dei valori Leoluca Orlando si è presentato a piazza Santi Apostoli per consegnare le firme a sostegno della sua candidatura alla segreteria. Il ministro delle Infrastrutture ha affermato che, quando sarà costituito il nuovo partito, "si determinerà per i partiti che abbiano aderito la valutazione di sciogliersi". Dai Ds si avanzano però dei dubbi. "Le regole sono chiare e valgono per tutti: un esponente di una forza politica può candidarsi alla segreteria del Pd se quella forza politica si scioglie", ha commentato il coordinatore della segreteria dei Democratici di sinistra Maurizio Migliavacca. Per lo stesso motivo è a rischio la candidatura di Marco Pannella, sostenuto da Emma Bonino: in teoria i radicali dovrebbero sciogliersi come partito per poter confluire nel Pd.

Fin da stamattina, gli sfidanti hanno sfilato sotto la sede dell'Ulivo. Le firme necessarie dovevano essere non meno di duemila e non più di tremila, di cui almeno cento provenienti da cinque regioni diverse.

In mattinata aveva annunciato la propria candidatura anche l'ecomista Pier Giorgio Gawronski, outsider che ha parlato di scelta "contro la casta, contro i privilegi della politica e per la riqualificazione delle istituzioni". "I candidati minori - ha spiegato - sono la vera novità di queste primarie, altrimenti i partiti avrebbero potuto convocare un congresso e nominare il segretario".

Il primo a scendere in campo, lo scorso 27 giugno, è stato il sindaco di Roma Walter Veltroni, il favorito. Con il discorso al Lingotto di Torino, il primo cittadino della capitale ha presentato il manifesto della sua candidatura: cuore del suo programma, "un grande patto generazionale" per fare "una nuova Italia". Veltroni si presenta insieme a Dario Franceschini della Margherita.

Unica donna in corsa, Rosy Bindi, attuale ministro per la Famiglia. Proprio dare voce al mondo femminile è uno dei motivi che l'hanno spinta a correre per la segreteria del Pd. Il ministro ha depositato in piazza Santi Apostoli 3000 firme, ma ha assicurato di averne raccolte più del triplo.

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